Cancello: etimologia e cenni storici
La zona di «Cancello» originariamente era chiamata “Trabellae”, in seguito «Castra Marcelli e poi «Cancello».
I primi abitanti furono gli Ausoni, antichissimo popolo campano esistito prima dell'invasione sannitica. Essi venivano chiamati anche Opici dal greco Opicoi, cioè operai, gente dedita al lavoro dei campi.
Con l'invasione dei Sanniti, gli Ausoni appresero l'arte della guerra nella quale le popolazioni del Sannio erano valenti, così come erano valenti nell'agricoltura e nella pastorizia.
Dalla fusione degli Opici e dei Sannitì, avvenuta nel V secolo a.C., derivarono gli Osci o Sabelli.
Il territorio svolse, prima dell'occupazione romana, una funzione importante, perché attraversato da strade che permettevano agli abitanti di buona parte della Campania ed agli eserciti di raggiungere agevolmente il Sannio ed il Nolano. I resti di tali strade sono ancora leggibili anche se in molti tratti gli antichi tracciati risultano parzialmente modificati e la loro funzione è totalmente cambiata.
È certo che il celebre Pretore romano Marco Claudio Marcello nell'anno 216 a.C., per raggiungere NoIa, ove era Annibale, prima si accampò sulla collina di Cancello e poi percorse con l'esercito la strada che passa sopra i monti di Suessola.
Di ciò parla Tito Livio sostenendo che tale strada si snodava lungo la dirittura Capua-Suessola-Nola e che tutta la zona pianeggiante veniva chiamata Maremma, appunto perché era una zona totalmente paludosa. Con la bonifica di tali zone si ebbe lo scavo di canali che convogliavano le acque superficiali nei Lagni.
I primi abitanti, erano dediti alla pastorizia ed all'agricoltura. Crebbe la coltivazione degli ortaggi. I prodotti orticoli per secoli furono venduti nei mercati settimanali di Arienzo, S. Maria a Vico, Airola, Moiano, Paolisi, Rotondi, Cervinara, S. Martino e Benevento.
Molteplici erano le attività artigianali: gli scalpellini, lavoratori della pietra calcarea o vesuviana, paragonabili, per alcuni lavori eseguiti a dei veri scultori, ed erano ricercatissimi. Buona parte dei lavori in pietra della Reggia di Caserta portano l'impronta degli scalpellini del territorio.
Una cosa è certa, c'era il Passo; vi era cioè il passaggio obbligatorio per chi da Napoli doveva portarsi a Benevento, nelle Puglie, o per quelli provenienti da Capua, Caserta che dovevano portarsi ad Avellino, nell'Agro-Nolano, come ancora oggi d''altronde.
Testimonianze non cartacee, ma archeologiche scritte su pietre, e reperti che ci hanno lasciato gli antichi, stanno a dimostrare che Cancello era propaggine della gloriosa Città di Suessula.
Dopo un periodo di grande splendore Cancello diventa un ovile, un deserto, poiché le acque calanti copiose dai Monti Suessolani e Tifatini che affluivano nei terreni sottostanti, si appantanavano e nei mesi caldi la putrefazione delle acque, il moltiplicarsi di zanzare e quindi la malaria, distrussero Cancello.
Nel XIX secolo c'è stata la grande svolta.
Con l'arrivo degli alleati, il cantiere viene occupato dagli Anglo-Americani, che si trattengono in zona per circa 4 anni. In seguito la struttura passò alla Difesa Italiana che la trasformò in uno dei parchi deposito dell'Esercito Italiano più importante del Sud.